Indagato a Bari per corruzione, nell'ambito dell'inchiesta sulle tangenti nella sanità, Mons. Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo di Lecce e presidente della Conferenza espiscopale pugliese (nella foto a destra di Woytjla). Nell'ambito delle indagini sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Bari beni immobili, quote societarie, autoveicoli e conti correnti bancari per un valore stimato in 55 milioni di euro.
Dio salvi le intercettazioni.
21 giugno 2006
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3 commenti:
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CORRIERE DELLA SERA (22 Giugno 2006)
BARI — Un arcivescovo che fa campagna elettorale per una lista civica e un lungo elenco di imprenditori che a quella stessa lista civica fanno arrivare 382 mila euro in donazioni e finanziamenti. La lista in questione è ovviamente «La Puglia prima di tutto», quella che faceva capo a Raffaele Fitto e con la quale l'ex governatore della Puglia — oggi deputato di Forza Italia — tentò inutilmente di guadagnarsi la riconferma al vertice della Regione nella sfida contro Nichi Vendola. Che monsignor Cosmo Francesco Ruppi fosse indagato per corruzione era trapelato già nel giorno degli arresti. Ora viene fuori che l'arcivescovo di Lecce, secondo i magistrati, avrebbe dato il proprio appoggio politico a Fitto in cambio dei finanziamenti regionali per la realizzazione di oratori, centri sportivi e altre strutture. Che tra Ruppi e Fitto ci fosse un forte legame è cosa risaputa, a Lecce e in tutta la Puglia, e Ruppi ha più volte pubblicamente elogiato l'ex governatore anche in campagna elettorale. Ma i finanziamenti approvati dalla Regione quando era guidata dal centrodestra, non sarebbero mai arrivati alla Curia leccese, perché la Guardia di Finanza, cui era affidata l'inchiesta culminata con gli arresti dell'altro giorno, acquisì le delibere, bloccando di fatto la liquidazione dei fondi. Per ottenere quel denaro, monsignor Ruppi dovette aspettare che il finanziamento venisse approvato ex novo dal governo regionale di Nichi Vendola, che l'arcivescovo di Lecce non ha assolutamente mai amato e con il quale si è più volte scontrato, seppure a distanza.
Senti questa: "E sul registro degli indagati di Potenza finisce il vice cerimoniere pontificio, monsignor Francesco Camaldo, accusato di pirateria informatica. Si sarebbe rivolto a un faccendiere per distruggere un sito internet a lui sgradito."
La repubblica 28 giugno 2006
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