07 gennaio 2006

The New Malick

America, 1607. Sulle coste di quello che diventerà lo stato della Virginia i coloni dell'Europa e i pellirosse entrano in contatto, e in conflitto. Tra i primi c'è il ribelle John Smith (interpretato da Colin Farrel), che s'imbatte nella figlia favorita del re dei nativi (l'attrice Q'Orianka Kilcher, nella foto) e intraprende con lei un impossibile rapporto d'amore. Questa è la trama dell'ultimo, attesissimo, film di Terrence Malick, The New World, che uscirà in Italia il prossimo 13 Gennaio. Prima di questo, Malick ha realizzato solo altri tre film (nel corso di una carriera ultratrentennale), ma ciascuno di essi è considerato un vero e proprio capolavoro: "La rabbia giovane", "I giorni del cielo" e, soprattutto, "La sottile linea rossa". Così la rivista 35mm: "La spasmodica attesa non riguarda soltanto l'opera in sé, ma il semplice desiderio di vedere un film di Malick in una buia sala cinematografica".

1 commento:

Anonimo ha detto...

So che forse non è lo spazio giusto per questo mio sfogo,ma prorio per questo motivo forse lo è!!Riporto la recensione del Mereghetti su "Memorie di una Geisha"


"Memorie di una geisha
di Rob Marshall
con Ziyi Zhang, Ohgo Suzuka, Ken Watanabe, Michelle Yeoh, Gong Li, Koji Yakusho, Mako, Samatha Futerman, Momoi Kaori (Usa 2005)

Esotismo da esportazione, della peggior specie, fatto tutto di controluce, paesaggi multicolori, musiche insinuanti (con Yo Yo Ma al violoncello e Itzhak Perlman al violino) e tutto quel folclore pseudo-orientale che speravamo dimenticato per sempre. Invece qui torna a piene mani per raccontare, sulla base del best seller di Arthur Golden, le disavventure di una ragazzina, Chiyo (Ohgo Suzuka), venduta dal padre a una casa di geishe. Che naturalmente dovrà affrontare le cattiverie del mondo, le gelosie delle donne e le passioni degli uomini per poter coronare il suo sogno d’amore.
Coreografo passato alla regia con Chicago, Rob Marshall cerca di trasformare tutto in un balletto, di caratteri o di numeri musicali poco importa. In questo lo aiuta il «misterioso» mondo delle geishe, di cui non dice praticamente niente (se non le crudeltà che – per soldi – si impongono l’un l’altra) e che ci racconta in uno stato di continua trans estetica, affascinato ora dall’acqua che scende da una grondaia, ora da un giardino in fiore, ora dal fumo di una sigaretta. Come se stesse girando uno spot per la Ridley Scott e C. Che però non dura 90 secondo ma due ore e venti minuti. Decisamente troppo, nonostante la bellezza incontestabile delle protagoniste: Ziyi Zhang nel ruolo di Chiyo da adulta, Michelle Yeoh in quella della «sorella» protettiva e Gong Li in quella della acerrima nemica.
Paolo Mereghetti"


“C’è un criterio poco scientifico ma abbastanza sicuro per stabilire il valore di un film (dove per valore non intendiamo la qualità estetica, ma il fatto che sia valsa la pena andare al cinema). Consiste nel guardarsi attorno appena usciti dalla sala (quando si è ancora preda di quel torpore meravigliosamente descritto da Barthes), e godere dell’illusione che il film stia continuando sotto i nostri occhi, fatto di palazzi, automobili, volti di persone incrociate e perdute. Il verde dei prati non è più la stessa cosa dopo Antonioni, diceva Wenders. Ma anche la nuca delle ragazze dopo Godard, il vento e la nebbia dopo Fellini, il cielo dopo John Ford... Se è questo ciò che un giorno ricorderemo dei film, dopo Iosseliani non sarà più la stessa cosa guardare la gente uscire e entrare dalle porte, attraversare la strada, salire e scendere le scale...” (Vincenzo Buccheri, scheda di Addio terraferma di Otar Iosseliani, Segnocinema n.101, gennaio-febbraio 2000, pag. 41).

Io all'uscita del cinema(la sala era piena e,anzi,ci sono dovuto tornare una seconda volta perchè la prima era strapiena!!) ho visto tutti soddisfatti,e lo ero anch'io!Due ore e passa di film che non mi hanno annoiato,anzi!Fotografia fantastica,colori mozzafiato,attori belli e bravi!Certo,la storia aveva forse l'unico difetto di essere comprensibile a molti,e posso immaginare che questo ad un critico rinomato possa dare molto fastidio.Volevo comunque ricordare al signor Okuto Mereghetti che il film non si ripropone di essere un documentario sulle Geishe o sul Giappone degli anni quaranta!é semplicemente una storia "ambientata" in quel periodo,una favola, e sinceramente ho apprezzato così tanto la bellezza dei clori,delle attrici,delle luci etc. che non mi sono neanche posto il problema del fatto che Marshall mi abbia rivelato per filo e per segno quale fosse il mondo delle Geishe!Per questo esiste Alberto Angela!!
Se il regista è in grado di trasportare anche lo spettatore in questa famosa "trance estetica" così deplorata dal Professore,e questa trance permane anche all'uscita del cinema quando ti ritrovi in via Tiziano Aspetti in una sera gelida di Gennaio e ti accompagna durante il ritorno a casa fino al momento in cui ti addormenti ripensando a questi colori caldi,agli occhi dell'attrice,ai kimono di seta,all'acqua che scorre,ai fiori de ciliegio..dove è il lato negativo?Io il biglietto lo pago, e lo pago proprio per avere questo effetto!!
Pertanto vorrei consigliare al Prof.Mereghetti di darsi una calmata e invece di farsi troppe pippe mentali sui film di farsene una fisica guardando le protagoniste delle quali,a quanto pare,è stato attratto solo dalla bellezza fisica piuttosto che dalla evidente bravura!
Scusate.