28 febbraio 2006

In un altro paese

«Un magnifico documentario. La storia della mafia siciliana dagli anni Sessanta a oggi, della lotta, spesso tragica e eroica, di magistrati e poliziotti contro Cosa Nostra, e del pesante sospetto di decenni di complicità con la politica. In un altro paese è un film secco, chiaro e preciso. Dovrebbe essere visto da ogni italiano». Recensione di Paul Bompard su Internazionale, 17/23 febbraio 2006.

E' curioso che, nonostante sia stato finanziato dalla Rai, dalla BBC e da France2, in Italia questo film non si possa vedere. Dall Fandango (la casa di distribuzione) mi hanno spiegato che prima delle elezioni nessuno è disposto a proiettarlo nelle sale. Il problema è che il documentario - scritto da un bravissimo giornalista americano, Alexander Stille - dice una cosa molto semplice: in Sicilia, dopo la morte di Falcone e Borsellino, non è cambiato niente; anzi, la mafia è sempre più organica al potere. Si narra nel film: "In un altro Paese dopo aver vinto la prima battaglia a Palermo, ci si sarebbe aspettato che Falcone e i suoi colleghi fossero messi nelle condizioni di vincere la guerra. Invece in Italia avvenne proprio il contrario". Infatti: nel nostro paese, Marcello Dell'Utri - già condannato a 9 anni di reclusione per associazione mafiosa - è stato nominato solo qualche mese fa da Silvio Berlusconi coordinatore della campagna elettorale di Forza Italia per le elezioni 2006.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Come non si può vedere prima delle elezioni?!

Giovedì 2 Marzo 2006, Multisala "Porto Astra" di Padova (via S.Maria Assunta 20) il film sarà proiettato con biglietto unico di 3 Euro. Spettacoli alle ore 20:30 e 22:30.

Per fortuna in Italia non manca la libertà di parola, abbondano invece le strumentalizzazioni dell'ignoranza.

The thin red line ha detto...

Caro Checco, altro che strumentalizzazioni, bisognerebbe conoscere le cose prima di parlare. Io non l'ho scritto nel post, ma da tempo sto organizzando con la Doculab (la casa di produzione), la presentazione del film "In un altro paese" nella mia trasmissione. E' stata la responsabile della comunicazione, dopo avermi mandato privatamente settimane fa una copia del film in dvd, a dirmi che sulla televisione pubblica questo documentario non sarebbe mai potuto andare in onda prima delle elezioni. E proprio per rispondere al silenzio di certa tv, assieme abbiamo pensato a una proiezione pubblica per Padova (quella che hai ricordato), visto che in Italia la Fandango non riesce a distribuirlo. Non voglio aggiungere altro. Per il resto ti riporto quanto ha scritto ancora dal giornalista inglese Paul Bompard: "E' curioso che, nonostante sia finanziato dalla Rai, da France2 e dalla BBC, per vederlo sono dovuto andare in un cineclub (il politecnico di Roma). Film come Munich o quelli di Michael Moore sugli Stati Uniti sono proiettati nelle grandi sale, mentre un capolavoro come questo, sull'Italia, sembra destinato a un pubblico di nicchia". Alla faccia della libertà...

Anonimo ha detto...

Complimenti per l'iniziativa.
Il perché ad alcuni dia "fastidio" questo documentario posso immaginarlo anche senza averlo visto.

Ma credi che dopo le elezioni avrà maggiore attenzione dalla televisione?
Io, un po' pessimisticamente, penso di no.
I programmi degni di essere visti sono relegati ai margini del palinsesto (per fortuna alcuni sono accessibili in formato digitale via internet) e sono pochi.
Ho scoperto con molto interesse durante una puntata di Report l'esistenza negli USA della PBS. Giovanni Sartori la presentava come modello di TV pubblica. Questa TV NON dipende dallo Stato, giusto per dire una caratteristica, ma è finanziata dai suoi ascoltatori e da molte fondazioni private.

Anonimo ha detto...

questo checco m sa che è di alleanza nazionale...:-(