13 giugno 2006

Il coraggio di stupire/1

Il neoministro della Salute, la signora Livia Turco (qui fotografata mentre arriva nel suo locale preferito), ha chiuso ogni possibilità riguardo la liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C nei supermercati: "Bisogna rilanciare il ruolo delle Farmacie", ha dichiarato il ministro in una nota. Il provvedimento avrebbe consentito l'acquisto dei c.d. farmaci da banco anche nei grandi magazzini, comportando un notevole risparmio da parte dei consumatori (si pensi che negli Stati Uniti, dove la liberalizzazione della vendita è in atto da tempo, una pastiglia di Aspirina costa 1,5 centesimi, a fronte dei 45 che viene in Italia).

Liberalizzare la vendita dei farmaci da banco (quelli che non abbisognano di ricetta del medico), avrebbe significato togliere all'esclusiva delle farmacie un giro d'affari stimato intorno ai 2 miliardi di euro: questo si sarebbe stato un gesto coraggioso! Invece la Turco si è mostrata prona al potere delle lobby, lasciando ancora una volta immutati i privilegi della casta (e per fortuna che nel programma dell'Unione si prevedeva "l'abolizione di aree di privilegio anticoncorrenza, come rappresentato dai 16.000 farmacisti italiani”!). La risposta entusiastica del rappresentate dei Farmacisti non si è fatta attendere: "Finalmente un ministro che ci capisce di farmacie!", ha dichiarato Franco Caprino, Presidente di FederFarma, che intanto mostrava le chiappe a un passante.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

grande gio

Anonimo ha detto...

Non sono un estimatore della grande distribuzione, anche se ritengo che per il settore alimentare e dell'abbigliamento funzioni bene.
Da appassionato di elettronica e computer invece vedo certe ciofeche spacciate come occasione presso la grande distribuzione! Ed i commessi non sempre sono preparati ad assistere il cliente nell'acquisto dei prodotti più specifici.
Riportando uno scenario del genere nel settore farmaceutico (commesso-farmacista? Non in Italia!) non mi convince la vendita di medicinali (neppure fascia C) senza assistenza specializzata.
Intanto i farmacisti siano onesti e propongano anche i medicinali non "di marca"!

The thin red line ha detto...

Caro Checco, mi fa piacere ritrovarti sulle pagine del blog. Per rispondere a quello che mi hai scritto riporto qualche passo tratto dal bel libro del Prof.Francesco Giavazzi Lobby d'Italia , edito da Rizzoli:

"Perchè è tanto faticoso per un anziano fare la spesa e acquistare una medicina? Lo sarebbe meno se potesse trovare l'aspirina in supermercato, e se l'anziano, che spesso non guida, potesse usare il taxi a buon mercato. Ma è impossibile per via di regole in difesa delle rendite di farmacisti e taxisti. [...] Un filo ideale collega i macchinisti della metropolitana milanese, ai farmacisti, ai notai, ai taxisti: l'assenza di concorrenza, cioè di servizi alternativi ai quali i cittadini possino rivolgersi. [...] La forza di queste corporazioni dipende dalla loro impunità: se l'impresa è un monopolista o, come i farmacisti, da parte di un cartello, trasferirà i maggiori costi sui consumatori" (pag. 2-3).

"Le corporazioni potenzialmente colpite sono molto abili nel confondere le carte. Gli ordini professionali, ad esempio, spesso giustificano la loro esistenza con l'argomento che un ordine è necessario per salvaguardare la qualità del servizio che i professionisti offrono ai cittadini. Ma se l'autoregolamentazione fosse davvero la ragion d'essere degli ordini, perchè non delegarla, come in Gran Bretagna, a libere associazioni non istituite per legge? Queste associazioni avrebbero, rispetto ai nostri ordini, un gran vantaggio: poichè la loro sopravvivenza dipende dalla reputazione di cui godono, e non da una norma di legge, esse avrebbero un grande incentivo a salvaguardare la propria reputazione, mostrandosi sollecite ogniqualvolta un loro iscitto violi le regole deontologiche dell'associazione (quanti sono i casi di espulsione dagli ordini dei giornalisti, medici, avvocati, farmacisti? Rarissimi)" (p. 148).

"Queste osservazioni ci portano al cuore del problema: è diffice liberalizzare perchè gli interessi potenzialmente colpiti dalle liberalizzazioni sono forti, e le loro lobby potentissime. Inoltre, mentre ci vuole del tempo perchè i consumatori apprezzino i benefici della concorrenza, le lobby si mobilitano rapidamente, cercando di influenzare i cittadini proprio nel momento in cui questi si chiedono quanto convenga loro la concorrenza. Un caso emblematico sono le dichiarazioni quasi intimidatorie di notai e farmacisti ogniqualvolta si propone di consentire la vendita dell'aspirina nei supermercati o di rendere facoltativo - non obbligatorio - rivolgersi a un notaio per l'acquisto di un immobile. L'influenza delle lobby sul Parlamento è forse il maggiore problema delle democrazie moderne " (p. 149).

Anonimo ha detto...

x checco. parlo alla luce della mia esperienza americana. nei supermercati ci sono le medicine ed in effetti può sembrare difficile trovare quello giusto, appunto per quello c'è un consulente, farmacista bon commesso, a disposizione...