14 giugno 2006

La palla non è rotonda

«Le partite dei grandi tornei sono film in cui gli attori interpretano splendidi ruoli di spettacolari copioni scritti da sceneggiatori senza nome. O meglio, sono loro stesse creature della storia, semplici strumenti dell'astuzia della ragione, per dirla con Hegel, citato da Wesseling: il resto rimane patrimonio dei pii tifosi, la cui speranza è la cecità. Ci parlano di coincidenze? Di tecniche superate? Di gioco scadente? Di allenatori cocciuti? Ma per favore! Altri sono i metri: le gambe dei calciatori, i terreni erbosi e le tattiche dei selezionatori sono cose buone solo per il pubblico di ieri e per i telespettatori di oggi». Giovanni Armillotta, Come Fifa comanda, Limes - Rivista Italiana di Geopolitica 3/2005.

"Non si ricorda di una squadra che ha vinto il mondiale, se non doveva vincerlo", ha detto qualche sera fa in televisione Oliviero Beha. Nel primo commento di questo post ho riportato qualche passo del bellissimo studio di Giovanni Armillotta: per chi crede ancora che i Mondiali e gli Europei si giochino sul campo...

9 commenti:

The thin red line ha detto...

Giovanni Armillotta è PhD in Storia, istituzioni e relazioni internazionali di Asia e Africa moderna e contemporanea; direttore responsabile della rivista di studi extraeuropei "Africana", collaboratore di "Affari Esteri", "Ijas" (Columbia University), "Limes", "Nuova Storia Contemporanea". Qui di seguito riporto qualcuno dei passi più interessanti del suo lungo e articolato saggio pubblicato da Limes.

Molto forte è la tesi di partenza di Armillotta, nella quale si fa cenno alla spartizione dei grandi tornei del calcio secondo logiche di natura geopolitica. Riprendo da pagina 153:
«[...] A mo' del Grande Timoniere, i presidenti Fifa succedutisi divisero dal 1955 fino al 1990 i tornei di vertice in Tre Mondi. Al Mondo del Capitale furono dati in vittoria i Campionati Mondiali (basta leggere il notissimo Albo d'Oro), al Mondo del Comunismo lo Olimpiadi; e pure per i Campionati Europei si predispose un'equanime distribuzione. [...] Da dopo il 1990 i vari Campionati, sfuggiti alla logica dei blocchi, rientrano in quella degli interessi geo-politici in un modo che concilia gli sponsor e la storia».

Armillotta documenta in modo molto accurato le dinamiche e gli equilibri che portano a definire il corso delle varie competizioni (a partire dagli anni '30). Straordinario però è l'esempio del Mondiale di Calcio del 1966. Ecco il racconto di come si fece vincere l'Inghilterra (p.145):
«[...] Il 28 settembre 1961 lo scettrò (della Fifa, ndr) passò nelle mani di un altro inglese, Stanley Rous, ex arbitro, collaboratore di Rimet e già potentissimo capo dei comitati organizzatori dei Mondiali 1954 e 1958. La presidenza di Sir Stanley fu decisiva per il definitivo sdoganamento inglese: il titolo mondiale del '66. A quasi quarant'anni di distanza, almeno coloro che hanno guardato dagli spalti o in tv la semifinale Inghilterra-Portogallo, e ancor di più la rete fantasma accordata a (futuro Sir) Goffrey Hurst all'11 del primo tempo supplementare della finale contro la Germania Federale, lo possono testimoniare appieno: l'arbitro svizzero non la vide, ma il guardalinee russo sì: una robbery in piena regola. I sovietici ricordavano ancora, e con soddisfazione, che gli inglesi furono i primi "capitalisti" ad inviare una loro squadra a giocare in Europa occidentale. Era il 16 settembre del 1954 al Molineux, in notturna e diretta televisiva, il Wolverhamptopn, padrone di casa e campione d'Inghilterra, superava i campioni di Tutte le Russie dello Spartak Mosca per 4-0. Com'è noto la gratitudine dei popoli ha la memoria lunga. Fu quella la grande opera di ingegno di Sir Stanley Rous per regalare il Mondiale a Sua Maestà»

Anche il calcio alle Olimpiadi aveva la sua ragione e il suo fine strumentale. Quello di tenere a bada il "mostro rosso", almeno finchè è stato in piedi (p.143):
«Al mondo del Comunismo spettavano le Olimpiadi: mancò solo quella di Los Angeles 1984, in quanto Urss e satelliti la boicottarono in risposta al medesimo atteggiamento statunitense per Mosca 1980. Ed infatti, solo a bandiera rossa ammainata sul Cremlino, si varò il nuovo regolamento che a partire dalle eliminatorie per le Olimpiadi 1992 prevedeva che le squadre olimpiche si trasformassero nelle Under 21. E così finalmente alla Spagna andarono all'ultimo minuto (3-2) le Olimpiadi di Barcellona contro una Polonia alla finestra sin dai tempi di Solidarnosc. Un boccone atteso da quelle furie rosse affamate che non erano mai riuscite a vincere un torneo intercontinentale. Come si vede a tavola c'è spazio per tutti nel great game».

Incredibile invece la questione dei Campionati Europei, vera e propria camera di compensazione degli equilibri geopolitici. Basta leggere questa breve cronologia (p. 143):
«[...] La terza edizione (1968) fu appannaggio dell'Italia, che da tempo aveva tessuto un sottile filo diplomatico, aprendo sin dal periodo 1948-1955 con il calcio dell'Est, attraverso la Mitropa Cup. La finale fu disputata nel nostro paese contro la non allineata Jugoslavia. Per vedere una finalissima Nato al vertice, occorrerà aspettare la quarta edizione (1972): la Germania Federale battè emblematicamente l'Urss. Nella quinta (1976) il titolo tornò oltre cortina, Cecoslovacchia sulla Germania Federale. Nella sesta (1980), riandò alla Germania Federale su un modestissimo Belgio, la cui funzione era solamente di frenare l'Italia che organizzava il torneo in casa, presiedeva l'Uefa con Artemio Franchi (anche vicepresidente della Fifa) ed aveva Giulio Campanati quale componente della commissione arbitrale: troppe poltrone, che davano fastidio a tanti. Cosa che invece riuscì alla Francia durante la settima (1984): se la organizzò fra le mura amiche e vinse sulla Spagna. Nell'ultima (1988) del secolo breve la vittoria spettò all'Olanda, che superò l'Urss: "contentino" per due finali perse nel 1974 e nel 1978 in casa di chi organizzava la coppa del Mondo. In definitiva nelle otto edizioni dell'"antichità: tre a fedelissimi Nato (2 Germania Federale + Olanda), una ai moderati Nato (Italia), una ai critici interni Nato (Francia), due al Patto di Varsavia (Cecoslovacchia, Urss), una alla neutrale Spagna, residuo fascista nel continente. La vittoria della Danimarca nel 1992 sui tedeschi svelò come le tensioni per qualche attimo fossero venute meno: in un rilassamento generale di trame di gabinetto e soluzioni ottimali di equidistanza, sbocciò finalmente il bel gioco danese».

Secondo Armillotta, dopo il 1990 cambia tutto: i tornei sfuggono alla logica dei blocchi contrapposti (è caduto il muro.. e guarda caso nel 1990 i Mondiali li vince la Germania con un rigore inventato), ecco la dittatura degli sponsor: oggi sono Nike e Adidas che decidono le finali. Incredibile come vengano pilotati i sorteggi dell'Europeo 2004 (qui riporto il racconto, p. 154). E poi ci si stupisce se in questi mondiali la Germania è finita in girone con la Polonia (inciucio papale); la Francia col Togo; il Portogallo con l'Angola e l'Iran con la Spagna (dei geni!):
«[...] Campionati Europei 2004. Bisognava creare quattro gruppi finali nei quali non soltanto i marchi fossero distribuiti equamente, ma pure le necessità storico-strategiche avessero un significato importante. Guardate qui. Gruppo A (due Adidas, due Nike): gruppo formato dalle due "nazioni" cattoliche dell'estremo Occidente europeo (Portogallo e Spagna) di fronte alle più importanti ortodosse dell'Europa orientale (Grecia e Russia): passano Portogallo (Nike) e Grecia (Adidas). Gruppo B (Adidas, Nike, Puma, Umbro): gruppo della Manica con Croazia e Svizzera da comprimarie: passano Francia (Adidas) e Inghilterra (Umbro). Gruppo C (Hummel, due Puma e Umbro): gruppo nordico (id est del fronte della fermezza anti-euro): passano, a spese dell'Italia, Svezia (Umbro) e Danimarca (Hummel), mandando a quel paese il mito della lealtà e sportività scandinave loro consentito dal rispettivo pil. Non si dimentichi: Danimarca e Svezia il 21 maggio 1904, cioè un secolo fa, assieme a quattro federazioni e ad una squadra di club fondarono la Fifa: e scusate se non c'erano, nemmeno allora, gli italiani. Gruppo D (due Adidas, Nike e Puma): gruppo asburgico-teutone: passano Cechia (Puma) e Olanda (Nike). Giunti alle eliminazioni dirette ci troviamo di optimum discrimen. Quarti di finale: Nike-Umbro, Adidas-Adidas, Umbro-Nike, Puma-Hummel. Di seguito nelle semifinali (Nike-Nike, Adidas-Puma) sono in lizza le tre ditte che alla vigilia della fase portoghese assommavano 4 o 5 sponsorizzazioni, rispettivamente Adidas (5), Nike e Puma (4); perciò fuori Umbro (2), e Hummel (1). Finale clamorosa? Adidas (Grecia) batte Nike (Portogallo)».

Anonimo ha detto...

Una marea di puttanate. Ma è giusto che anche questo lanzillotta di guadagni da vivere.

Anonimo ha detto...

Dicevano lo stesso di Zeman..

Anonimo ha detto...

santomo bell'uomo

Anonimo ha detto...

secondo me una serie di coincidenze e la sopravvalutazione di strizzatine d'occhio. niente a che fare con la geopolitica.

Anonimo ha detto...

INTERVISTA AD ANTONELLO DE PIERRO
Da Napolitano alle liti per le poltrone nel governo Prodi, all’Iraq, al sistema elettorale, all’economia.Il ''depierro pensiero''.



Angelo M. D'Addesio

*Iniziamo con le notizie politiche di questi giorni. La scelta di Napolitano come Capo dello Stato è condivisibile, giusta oppure si configuravano alternative possibili e se sì quali?

Sì, penso che Napolitano sia stata la scelta giusta, a dispetto dell’anzianità, anche perché vista la situazione che si era venuta a creare non poteva essere D’Alema, l’uomo giusto, avendo fatto la campagna elettorale per un determinato schieramento. Gianni Letta è stato sempre al suo posto, ma non dimentichiamo che è stato al centro dei fondi neri dell’IRI negli anni ’70 e quindi non era una figura credibile al momento. Mi ha fatto male vedere i 42 voti a Bossi, che è leader di uno schieramento che fa i raduni sul Po e cantava con i suoi seguaci la canzone “Abbiamo un sogno nel cuore, bruciare il Tricolore…”. Parlo di Bossi perché è stato il secondo più eletto. Penso che Napolitano è una buona figura, che sicuramente riuscirà ad essere al di sopra delle parti.

*Il Governo Prodi. Dopo la vittoria risicata che durata potrà avere questo governo e soprattutto come si risolveranno i diverbi interni ai DS o il nodo Mastella-Bonino per il Ministero della difesa?

Come durata mi auguro che sia di cinque anni pieni. Diciamo che le liti sono più nell’ambito dell’Ulivo, nel partito “unico”. Sembra che qualcuno abbia attribuito a D’Alema, la frase e la volontà di una doppia vicepresidenza del Consiglio, con Rutelli. Non sarà così. La vicepresidenza andrà, a mio parere, a Rutelli. Non sono d’accordo sulla scelta di Rutelli, in tempi passati ho trovato molto da ridire sul comportamento politico di Rutelli.

*E sulla questione Bonino-Mastella?

Sicuramente vedo molto meglio Mastella alla Difesa. La Bonino alla Difesa sarebbe una scelta contraddittoria, viste le battaglie pacifiste che la Bonino ha condotto in questi anni con i Radicali, Rutelli in primis. Non dimentichiamo il trasformismo esasperato di Rutelli, dai Radicali ai Verdi, per poi genuflettersi in Vaticano, passando alla Margherita.

*Rimanendo sull’argomento pace-guerra. A fine giugno dovrebbe esserci il rifinanziamento delle missioni in Iraq ed Afghanistan. Il governo Prodi avrà la volontà di svincolarsi dalle missioni oppure seguirà i propositi del governo Berlusconi?

Io mi auguro di no. Innanzitutto la missione in Afghanistan è stata ben diversa. Quella in Iraq è stata una missione di guerra, perché gli italiani hanno partecipato a diverse operazioni di guerra.
E’ eclatante il caso di Nassiriya. Lì sono di stanza gli italiani e ci sono gli stabilimenti dell’ENI che gli italiani hanno protetto durante la missione.

*Quali sono le possibili soluzioni politiche per risolvere questi nodi cruciali legati alle missioni in Iraq?

Io spero si trovi una soluzione che non sarà comunque facile, vista la situazione creatasi in Iraq. Penso che sia però il momento di ritirare i soldati dall’Iraq. C’è da sottolineare comunque il cinismo aberrante che accompagna il cordoglio per la morte dei militari italiani, dalla tragedia di Nassiriya. Berlusconi disse all’epoca “E’ come se fosse morto mio figlio”. Suo figlio non era lì, purtroppo o per fortuna e sono parole e frasi fatte. Il fatto di considerare i morti in terminI di mera contabilità di un bollettino di guerra dovrebbe far riflettere. Dietro ogni morto c’è una tragedia familiare che segna per tutta la vita.

*Si parla di Partito Democratico e di Casa dei Moderati. Eppure le formazioni sono molto disomogenee, la sinistra radicale va per conto suo. Saranno possibili queste elaborazioni in termini bipolari e quali saranno i tempi per queste soluzioni?

E’ una bella domanda. Io sono contrario all’unione DS-Margherita. Sarebbe il tramonto dell’ideologia. Questo già esiste, però se qualcuno ha ancora delle idee, ci troveremmo di fronte ad un’unica lista formata da coloro che combattevano, verbali o meno, ovvero democristiani e comunisti, la vecchia maggioranza ed opposizione. E’ come se in futuro si unissero Berlusconi e Prodi. Dall’altro lato la Casa dei Moderati è surreale. Nel centro-destra non ci sono moderati, per il sol fatto di aver accettato l’alleanza con la Lega Nord che è sempre stata contraria e lontana dallo spirito democratico e di moderazione. Fino a quando ci saranno certe alleanze, sarà difficile una Casa dei Moderati.

*In riferimento al sistema proporzionale come le pensa?

Ecco in riferimento a ciò è bene ricordare che l’art. 1 dice che “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. In realtà l’Italia è stata fondata più sul denaro, sulla ricchezza, che non sul lavoro. E’ stata più che altro una plutocrazia e non una democrazia, non di certo un governo del popolo. In questo senso la legge elettorale è stata un attentato alla democrazia. Non dare neppure la possibilità all’elettore di scegliere il proprio candidato, ma imporre candidature come quelle di Previti, peraltro arrestato in questi giorni o Dell’Utri che si è avvantaggiato di una legge ad personam, altrimenti avrebbe dovuto scontare due anni e sei mesi rende l’idea di come questa legge sia da rivedere, completamente.

*Il tema scottante del lavoro. Veltroni ha riabilitato la Legge Biagi, ha detto che è da riformare, ma non da bocciare completamente. Altri la considerano l’apice e la causa prima del precariato in Italia. Che posizione ha sulla Legge Biagi?

Non dimentichiamo che questa situazione è stata determinata in parte dal centro-sinistra. Bisogna invertire la rotta. Non dimentichiamo che il centro-sinistra introdusse i c.d. “Co.Co.Co.”, ora spariti per fortuna, per poter pagare i periodi di prova. Gli stessi sono stati strumentalizzati, infatti circa tre anni fa si arrivò a circa 2 milioni e 700 mila Co.Co.Co. Vorrei sottolineare un evento abbastanza importante su questo argomento.

*Prego.

Al Ministero dei Trasporti c’è una centrale operativa, che risponde agli utenti che hanno a che fare con la Motorizzazione Civile, occupandosi dei dati sensibili di tutti i cittadini. Prima l’appalto del call-center era stato dato ad una ditta privata. E’ qualcosa di assolutamente sbagliato affidare i dati sensibili di milioni di italiani ad una ditta che può passare la mano ad altre ditte, in barba alla legge sulla privacy. Tutto ciò non è affidabile. Circa tre anni fa, in proposito feci una trasmissione in Radio su Radio Roma, in cui si parlava del Co.Co.Co, come incostituzionale, perché prevedeva una situazione contraria all’art. 4 della Costituzione, perché prevedeva un lavoro da dipendente con le non garanzie del libero professionista. Nel caso del Ministero la nuova ditta che venne impose questo trattamento e c’era chi lavorava lì da 15 anni ed a 40 anni si vide costretta ad accettare.

*E’ il caso di rivedere tutto, di attuare una vera riforma.

Adesso ci sono i “contratti a progetto”. C’è un futuro nel segno del precariato e dell’incertezza. Sono aumentati i divorzi e sono diminuiti i matrimoni. Questo è uno degli effetti collaterali di questa situazione. Oggi un giovane non può neppure comprare una cosa, perché è necessario impegnare una busta paga per un mutuo o un affitto. Una volta si diceva “Ho trovato lavoro” o “Sono Disoccupato” oggi si dice “Lavoro, ma non so cosa farò”. C’è una grande incertezza. Non si parla più tanto di usura in questi tempi, non so se è notato, ma anche questo è un altro effetto collaterale indiretto che bisognerebbe approfondire e che è conseguenza di tale sistema. Berlusconi aveva promesso 1 milione di posti di lavoro, ma se sono questi, ha vinto la scommessa, ma il lavoro è un’altra cosa.

*Faccio l’avvocato del diavolo. L’impresa italiana è in crisi. La concorrenza asiatica è molto forte. La grande impresa sceglie la strada della vendita o svendita o della fusione all’estero. La piccola impresa è strozzata e quindi o sceglie la strada della flessibilità o cede al lavoro nero? Cosa è meglio e cosa il peggio?

Lavoro significa stabilità futura e lavoro è un diritto costituzionale. Lo Stato ha il dovere di tutelare il lavoro, ma mi sembra che lo stia piuttosto calpestando. Un lavoratore che mette su famiglia, lavorando in tre mesi e per altri tre mesi non lavora più, può essere schiacciato dall’usura. Si parla di mobbing, senza che ci siano però una legge adeguata. Ho partecipato ad un convegno sul Mobbing, constatando che una legge seria si attende da anni. Solo la Regione Lazio ha varato una legge regionale, fu un consigliere di Forza Italia a presentarla, Claudio Fucci, ma fu bocciata dalla Consulta su istanza del Governo Berlusconi, cosa abbastanza curiosa. Tornando al mobbing, questo tipo di impostazione del sistema lavoro, presta il fianco al mobbing. Lavoratori con contratti di più durata sfrutteranno quelli con contratti precari
E’ una situazione da ribaltare, magari con incentivi alle imprese che possano assicurare contratti a tempo determinato e con grosse penalizzazioni per le imprese che mantengono la vergogna dei contratti precari.

*Passiamo alla politica estera. Si dice che il binomio Usa-Italia è destinato a concludersi con l’avvento del governo Prodi che guarderà verso altri modelli ed altre collaborazioni. E’ possibile che l’Italia si rifaccia al modello spagnolo o a quello francese, ad esempio nel campo dei diritti civili. E’ vero che finirà anche il binomio Italia-Usa.

Io guarderei prima al mio orticello. Prima risolverei i problemi interni. La Spagna di Zapatero sicuramente, per quello che si sente, sta rinascendo dopo gli otto anni di governo Aznar. Se parliamo dei diritti civili, se vogliamo chiamarli così, io posso essere d’accordo personalmente con i PACS, ma non con le unioni omosessuali. Per giunta nella cattolicissima Spagna. E’ un po’ una contraddizione. In paesi come il Brasile forse non si arriverà mai ai matrimoni gay.
Quanto al rapporto con gli Usa, spero che possano continuare, ma attenzione, devono essere rapporti di scambi reciproci e non di sudditanza. Il Governo Berlusconi si è piegato al governo degli Usa. Lo stesso partito di Forza Italia ha una visione servilistica, Berlusconi ha impostato il suo modello con gli Usa allo stesso modo, ovvero servi del volere di Bush.
Quanto ai diritti civili, gli Usa stessi hanno molto da imparare, se pensiamo agli innocenti che aspettano il giudizio solo perché non possono pagare le spese legali. Si parlava poi di mercato con l’estero. Se penso alla Cina che è lo stato che vanta al mondo il maggior numero di esecuzioni capitali. Ebbene, fino a quando non ci sarà uno standard di rispetto dei diritti umani, io frenerei l’espansione commerciale ed economica della Cina verso l’Occidente.

*Le chiederei un parere sulla vicenda Calcio. Tema banale, ma saltato agli occhi della cronaca, della politica.

Io sono sconcertato da quello che è successo. Siamo abituati a situazioni poco pulite dell’universo Calcio. Situazioni poco chiare ci sono state anche in altri sport ed in altri organismi. Il Calcio è un gioco. Quando il Calcio diventa business, con squadre quotate in borsa ed altro. Non dimentichiamo i crack di Cagnotti e Tanzi. Dove c’è business si vengono a creare situazioni che permettono alle persone di arricchirsi illecitamente. Negli altri sport non esiste ancora tutto questo. Pensiamo al Calcio dei grandi valori, al grande Torino, perito a Superga, con grandi calciatori che giocavano per un premio-partita che poteva essere un cappotto.
Questo non dovrebbe accadere. E’ il caso di fare vera pulizia e che i magistrati vadano veramente fino in fondo per punire pesantemente i reati che sono stati commessi e dare una lezione a questi signori. Fra questi c’è anche Carraro e mi dispiace che sia stato sindaco anche a Roma, una città bella, rinata. Mi fa scemare un po’ di orgoglio di essere romano.

*Ultimo punto. Cosa dovrebbe fare un governo, in questo caso, il Governo Prodi, non dico in cento giorni, ma con estrema urgenza almeno nei prossimi sei mesi. Tre priorità su cui intervenire.

Prima di tutto la scuola. Soprattutto dopo la riforma Moratti che svalutato la scuola pubblica. Bisogna dare a tutti l’accesso alla scuola pubblica, al sapere che è il segno distintivo di un popolo. Altra cosa su cui operare la sanità. Un esempio è il modello tedesco è molto avanti. Si paga una tassa più elevata, ma in Germania viene tutto rimborsato, visite private comprese. Conosco un caso spaventoso di un barbone dimenticato su una lettiga fuori dall’Ospedale di Ostia. La tutela della salute è un diritto da non calpestare che favorisce anche una società più laboriosa. Infine va rivisto completamente il sistema lavoro, a partire dalle assunzioni.


Antonello De Pierro, giornalista, direttore del portale di informazione nazionale Italymedia e da tempo impegnato nel giornalismo di denuncia sociale. Ha collaborato per “La Stampa” e “L’Opinione”, ha diretto nel 2003 il mensile “Nuove proposte” ed ha condotto programmi nel circuito tv Stream, oltre che essere un assiduo ideatore di trasmissioni per Radio Roma ed altre emittenti locali nel Lazio. Oggi è molto attivo nel giornalismo on line e nell’informazione telematica grazie al sito di informazione da lui diretto Italymedia.it

The thin red line ha detto...

Non ne avrà niene a che fare, ma il saggio è stato pubblicato da "Limes", che della geopolitica è la rivista italiana più importante.

Anonimo ha detto...

scommetto che il prossimo post sara sul re

Anonimo ha detto...

Allora x una volta scrivo su un blog, visto che mi avevi detto di guardare questo post.
Secondo me, almeno questo qui c'ha una tesi abbastanza precisa; solo che così è evidente che non sta in piedi.
Ma in effetti molti sbandierano dei dati e poi non dicono bene (o non hanno il coraggio di dire) cosa questi dati vogliano dire.
Allora secondo me spesso li sbandierano o perchè spararla suscita interesse o perchè è una specie di status simbol pseudo intellettuale che li distingue dal popolo ingenuo -non so se mi spiego, in realtà-.
Chi ci crede davvero xò prima deve dare con precisione una tesi e poi provarla, secondo me.