«Un magnifico documentario. La storia della mafia siciliana dagli anni Sessanta a oggi, della lotta, spesso tragica e eroica, di magistrati e poliziotti contro Cosa Nostra, e del pesante sospetto di decenni di complicità con la politica. In un altro paese è un film secco, chiaro e preciso. Dovrebbe essere visto da ogni italiano». Recensione di Paul Bompard su Internazionale, 17/23 febbraio 2006.E' curioso che, nonostante sia stato finanziato dalla Rai, dalla BBC e da France2, in Italia questo film non si possa vedere. Dall Fandango (la casa di distribuzione) mi hanno spiegato che prima delle elezioni nessuno è disposto a proiettarlo nelle sale. Il problema è che il documentario - scritto da un bravissimo giornalista americano, Alexander Stille - dice una cosa molto semplice: in Sicilia, dopo la morte di Falcone e Borsellino, non è cambiato niente; anzi, la mafia è sempre più organica al potere. Si narra nel film: "In un altro Paese dopo aver vinto la prima battaglia a Palermo, ci si sarebbe aspettato che Falcone e i suoi colleghi fossero messi nelle condizioni di vincere la guerra. Invece in Italia avvenne proprio il contrario". Infatti: nel nostro paese, Marcello Dell'Utri - già condannato a 9 anni di reclusione per associazione mafiosa - è stato nominato solo qualche mese fa da Silvio Berlusconi coordinatore della campagna elettorale di Forza Italia per le elezioni 2006.






















